Oggi si parla sempre meno di tumore al polmone, tumore al fegato, etc.. si tende invece ad identificare la specifica sottocategoria di quel tumore per poter intervenire in modo mirato.
I nuovi metodi di diagnosi genetica permettono così di avere una sorta di “carta d’identità” dei tumori e di individuare quegli specifici farmaci più efficaci per quel sottotipo di cancro.
Raddoppiata la sopravvivenza nel trattamento del tumore al polmone è il tumore al polmone non a piccole cellule non squamose
Un sottotipo di tumore al polmone è il tumore al polmone non a piccole cellule non squamose (NSNSCLC) che non presentano modifiche genetiche ad EGFR o ALK. Generalmente il trattamento chemioterapico di questo tumore consiste nell’utilizzo di di platino e pemetrexed.
Un nuovo studio che ha coinvolto oltre 600 è stato realizzato presso il Perlmutter Cancer Center presso la NYU Langone Health ed i risultati hanno evidenziato come sia possibile raddoppiare la sopravvivenza dei pazienti associando un farmaco immunoterapico, Pembrolizumab, alla chemioterapia standard.
“I dati mostrano che il trattamento con pembrolizumab e chemioterapia insieme è più efficace della sola chemioterapia – spiega Leena Gandhi, coordinatrice dello studio – l’uso di questa terapia combinata per trattare pazienti con una malattia così aggressiva potrebbe essere un importante passo avanti nel mantenere i pazienti vivi e sani più a lungo”.
Sostenere il paziente integrando le cure
Questo approccio integrato, che prevede di associare più farmaci per aumentare i risultati, si sta diffondendo anche per prevenire o gestire gli effetti collaterali. Recentemente avevamo pubblicato anche noi un articolo nel quale davamo notizia di tutta una serie di studi effettuati sull’integratore Synchro Levels, che è stato studiato proprio per sostenere il paziente durante e dopo le cure oncologiche.
Non vanno infatti sottovalutati gli effetti collaterali, spesso a causa dei gravi disturbi i medici sono costretti a fermare le cure, altre volte sono proprio questi disturbi a debilitare il paziente facendone peggiorare lo stato di salute generale. In aggiunta va sottolineata l’importanza della qualità della vita: un paziente che vive realativamente bene il percorso di cure avrà molte più possibilità di rispondere positivamente alle terapie e veder regredire la propria malattia.
Fonti: