La vitamina D è sempre più spesso al centro di ricerche scientifiche che ne documentano i benefici e contemporaneamente mettono in guardia sui rischi di una sua integrazione inappropriata.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Science, condotto da un team internazionale di ricercatori provenienti dal Francis Crick Institute di Londra, dal National Cancer Institute (NCI) di New York e dall’Università danese di Aalborg, ha esplorato come la vitamina D possa potenziare sia la resistenza immunitaria contro i tumori che la risposta all’immunoterapia, in entrambi i casi incrementando la flora batterica intestinale.
Esperimenti su modello animale
Una dieta ricca di vitamina D, in esperimenti eseguiti su roditori, ha favorito la crescita di alcune specie di batteri intestinali, i quali hanno conferito agli animali stessi un notevole vantaggio immunitario nei confronti dello sviluppo del cancro. La ricerca ha quindi analizzato approfonditamente in quale modo la vitamina D riesca ad influenzare la composizione e la funzione del loro microbiota intestinale.
“Abbiamo scoperto – spiegano gli studiosi in un articolo pubblicato nello scorso mese di Aprile sulla prestigiosa rivista Science – che l’integrazione alimentare con vitamina D favorisce la crescita di alcuni batteri intestinali, in particolare dei Bacteroides fragilis, una comunità microbica che fa parte del normale microbiota del colon umano e alla cui attività è associata una regolazione positiva dell’immunità verso il cancro”.
Come la vitamina D può migliorare la risposta immunitaria ai tumori
Per verificare in quale modo la vitamina D possa migliorare la risposta immunitaria contro i tumori, i ricercatori inglesi, americani e danesi hanno condotto tutta una serie di esperimenti sui topi, modificando innanzitutto l’alimentazione di questi roditori e testando gli effetti delle diverse quantità di vitamina D somministrate ad essi. In particolare, nei topi trattati con un’alimentazione ricca di vitamina D, gli studiosi hanno constatato una migliore resistenza immunitaria ai tumori trapiantati sperimentalmente e, secondariamente, una più elevata risposta all’immunoterapia.
Questi effetti sono stati osservati anche quando sono state impiegate raffinate tecniche di ingegneria genetica per rimuovere, dal cromosoma 4, il gene della proteina legante la vitamina D (D-binding protein, DBP), una proteina, appartenente alla famiglia della albumine, che viene secreta nel sangue e che, tra i suoi compiti, ha quello di legare e trasportare per via ematica la vitamina D e i suoi metaboliti colecalciferolo e calcitriolo, riducendone la cosiddetta “frazione libera” o “biodisponibile” che ha facile accesso a cellule e tessuti.
Viceversa, nei topi privati completamente della proteina DBP, la maggiore biodisponibilità di vitamina D ematica ha influenzato la composizione del microbioma intestinale, favorendo la massiccia proliferazione dei Bacteroides fragilis la cui presenza, a sua volta, ha influito in modo decisamente positivo sulla funzione di difesa nei confronti della massa tumorale.
Quindi, per verificare se questi batteri fossero in grado di conferire, da soli, una migliore immunità verso il cancro, i ricercatori hanno somministrato quantità crescenti di Bacteroides fragilis ai topi che seguivano un’alimentazione normale, osservando che essi sono diventati maggiormente capaci di contrastare la crescita del tumore.
Ma ciò non è avvenuto quando l’alimentazione era carente di vitamina D.
“Una domanda chiave a cui, attualmente, stiamo cercando di rispondere è come, nello specifico, la vitamina D supporti lo sviluppo di un microbioma ‘ottimale’ – ha aggiunto il dr. Evangelos Giampazolias, ex ricercatore presso il Francis Crick Institute e attualmente Responsabile del Cancer Immunosurveillance Group presso il Cancer Research Manchester Institute. Se riusciremo a rispondere a questa domanda, potremo comprendere appieno le modalità con cui il microbioma influenza il sistema immunitario, offrendo interessanti protocolli clinici per la prevenzione e il trattamento terapeutico dei tumori”.
Insolazione e produzione naturale di vitamina D
La vitamina D agisce come un ormone che influisce sull’assorbimento di calcio e fosforo nell’intestino, contribuisce alla mineralizzazione delle ossa, regola l’infiammazione e supporta il sistema immunitario.
Non solo previene il cancro, ma è anche utile nella prevenzione di altre patologie come il diabete, l’Alzheimer e la sclerosi multipla.
Questa vitamina si forma principalmente attraverso l’esposizione solare. Infatti, quando la pelle è colpita dai raggi UVB, un grasso simile al colesterolo viene trasformato in vitamina D.
La quantità di sole necessaria per produrla D può variare a seconda della stagione, della percentuale di pelle esposta e del fototipo individuale.
Ecco alcune indicazioni generali per incrementare la quantità di vitamina D biodisponibile nel nostro organismo:
Inverno: Nei mesi freddi, quando il 90% del corpo è coperto da abiti e cappotti, servono almeno 130 minuti di esposizione al sole per ottenere la dose giornaliera raccomandata di vitamina D. Questo rende difficile raggiungere la quantità necessaria solo tramite l’esposizione solare, quindi spesso è necessario ricorrere agli integratori alimentari.
Primavera ed estate: Da aprile a luglio, con il 25% del corpo esposto, bastano appena 10 minuti di esposizione al sole per produrre la giusta scorta di vitamina D.
Autunno: Nei mesi di ottobre e novembre, servirebbe almeno una mezz’ora di insolazione del proprio corpo.
Questi tempi sono solo indicativi e dovrebbero essere adattati al proprio tipo di carnagione, all’età e alle condizioni climatiche locali.
I cibi più ricchi di vitamina D
La vitamina D è un nutriente essenziale per la salute delle ossa, il rinforzo del sistema immunitario e, inoltre, svolge un ruolo importante nel metabolismo di vari processi fisiologici.
Ecco alcune delle maggiori fonti alimentari di vitamina D:
- Pesci grassi: Il salmone rosa, cotto e affumicato, è una delle fonti più ricche di vitamina D, con 5,2 IU(1 International Unit = 0,025 mcg vitamina D) per porzione. Altri pesci come lo sgombro e l’aringa ne contengono 4,6 IU.
- Uova: Il tuorlo d’uovo fornisce circa 0,7 IUper 60 grammi di uovo.
- Fegato: Il fegato di manzo cotto brasato contiene circa 0,5 IUdi vitamina D.
- Olio di fegato: L’olio di fegato di merluzzo è una fonte concentrata di vitamina D, con ben4,6 IU.
- Funghi: Alcuni funghi contengono vitamina D2 (ergocalciferolo). Ad esempio, il Cladina arbuscula, un tipo di lichene, contiene vitamina D2 e D3. Gli Agaricus bisporus(prataioli e champignon) contengono vitamina D2 e D3 se esposti alla luce ultravioletta.
- Alimenti fortificati: In alcuni paesi occidentali, la vitamina D viene aggiunta come integratore a vari cibi. Questi includono latte, alcuni succhi di frutta, barrette energetiche, pasti sostitutivi, bevande a base di proteine di soia, formaggio, prodotti da forno, alimenti per la prima infanziae cereali per la prima colazione. Valori ematici bassi di vitamina D richiedono l’integrazione, soprattutto per chi trascorre poco tempo all’aria aperta o per neonati e anziani.
In sintesi, prendere il sole in modo moderato e seguire una dieta equilibrata sono le chiavi per mantenere livelli adeguati di vitamina D e beneficiare dei suoi effetti positivi sulla salute.
Implicazioni Cliniche
Il Bacteroides fragilis ha mostrato di poter migliorare la risposta immunitaria ai tumori nei modelli animali. Questo risultato si allinea con studi precedenti che hanno suggerito un collegamento tra bassi livelli di vitamina D e un aumentato rischio di sviluppare vari tipi di cancro negli esseri umani.
Un’analisi approfondita di dati raccolti su 1,5 milioni di persone in Danimarca ha rivelato che bassi livelli di vitamina D sono associati a un rischio maggiore di sviluppare il cancro. Inoltre, un’analisi separata condotta su una popolazione di pazienti oncologici ha indicato che livelli elevati di vitamina D possono migliorare la risposta ai trattamenti immunoterapici.
Considerazioni finali
Il dr Caetano Reis e Sousa, autore principale dello studio, ha sottolineato l’importanza del ruolo della vitamina D nel regolare il microbioma intestinale e promuovere un ambiente favorevole alla lotta contro il cancro. Tuttavia, ha anche avvertito che sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati nell’uomo e per capire se la supplementazione di vitamina D può essere efficacemente integrata nelle strategie di prevenzione e trattamento del cancro.
Questi risultati aprono nuove strade per la ricerca e potenziali applicazioni cliniche della vitamina D nel trattamento del cancro, evidenziando l’importanza di un approccio multidisciplinare che includa la nutriceutica, la farmacologia e la biologia molecolare nella lotta contro questa complessa malattia. Infatti, l’interazione tra nutrizione, microbioma e immunità potrebbe un giorno rivelarsi decisiva nella battaglia contro il cancro.
Nel complesso, i risultati dello studio hanno indicato una correlazione tra vitamina D, comunità microbiche intestinali e risposta immunitaria contro il cancro, sebbene gli autori dello studio abbiano evidenziato la necessità di ulteriori ricerche per capire come i livelli di vitamina D possano determinare l’immunità al cancro e il successo dell’immunoterapia.
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Fonti
Vitamin D regulates microbiome-dependent cancer immunity – PubMed (nih.gov)
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38662827/
https://www.microbiologiaitalia.it/salute/vitamina-d-e-cancro/