Studi recenti, condotti su persone sane senza una particolare predisposizione per il cancro al colon-retto, hanno confermato il ruolo protettivo dell’aspirina su questo tipo di neoplasia big-killer.
Secondo un articolo pubblicato recentemente sulla rivista Cancer, usarla in modo regolare per 6 o più anni riduce del 19% il rischio di sviluppare un tumore dell’intestino e del 15% quello di ammalarsi di un qualsiasi altro tipo di neoplasia dell’apparato digerente, compresi alcuni con prognosi sfavorevole come pancreas e fegato.
Aspirina a basse dosi
Da un decennio si conoscono gli effetti positivi dell’aspirina, regolarmente assunta per limitare i rischi di malattie cardiovascolari, anche nel ridurre l’incidenza e la mortalità dovuta al cancro del colon-retto. Solo da quest’anno però, grazie ad uno studio tutto italiano, si stanno iniziando a comprendere i possibili meccanismi d’azione del suo effetto antitumorale.
L’acido acetilsalicilico a basse dosi, la cosiddetta “aspirinetta”, attiva un’importante risposta immunitaria che porta a ridurre incidenza e mortalità di questa neoplasia, che rappresenta il 10% di tutti i tumori diagnosticati nel mondo e che è diventata la terza, per incidenza, dopo il cancro del seno (11,7%) e del polmone (11,4%).
A questa conclusione scientifica si è giunti grazie ai dati dello studio multicentrico “Immunureact 7”, coordinato dall’Università di Padova e i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Cancer.
Alla ricerca hanno partecipato 14 gruppi italiani coordinati dal dr. Marco Scarpa, ricercatore oncologo del Dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Ospedale universitario di Padova.
Sostenuto dal finanziamento della Fondazione AIRC per la Ricerca sul cancro, lo studio ha raggiunto l’obiettivo di valutare l’effetto dell’acido acetilsalicilico sul microambiente tumorale, sull’immunità sistemica e sulla mucosa sana che circonda il cancro del colon-retto.
La ricerca di laboratorio e lo studio clinico
Il lavoro degli specialisti si è concentrato su tre step: in una prima fase sono stati analizzati pazienti con diagnosi di cancro al colon-retto operati dal 2015 al 2019.
In un secondo momento sono stati studiati i geni delle cellule del tumore primario dei pazienti trattati con l’aspirina; in particolare, in queste cellule è stata analizzata la molecola di RNA messaggero (mRna) espressa nei geni correlati alle difese immunitarie.
Il terzo passo è consistito nell’analizzare il microambiente immunitario della mucosa sana, quella cioè che circonda la massa tumorale, in un sottogruppo di pazienti che assumevano regolarmente aspirina da un lungo periodo.
I risultati dello studio
“Nella prima parte dello studio abbiamo analizzato, retrospettivamente, campioni e dati di pazienti con diagnosi di cancro al colon-retto operati tra il 2015 e il 2019 presso l’Azienda Ospedale universitaria di Padova – spiega il dr. Scarpa.
Abbiamo quindi indagato, sempre in campioni ottenuti dai pazienti oncologici, l’espressione dell’RNA messaggero (mRNA) dei geni associati alla sorveglianza immunitaria nelle cellule primarie di cancro del colon-retto di pazienti che assumevano acido acetilsalicilico. In contemporanea – prosegue Scarpa – abbiamo replicato queste misurazioni sperimentalmente con animali di laboratorio, presso l’Università e l’Istituto Oncologico Veneto di Padova.
Infine, terzo step, abbiamo indagato il microambiente immunitario della mucosa sana che circonda il cancro del colon-retto, in campioni ottenuti da un ampio sottogruppo di pazienti che ha partecipato al progetto multicentrico IMMUNOREACT in rapporto all’assunzione prolungata di acido acetilsalicilico”.
Rispetto ai campioni di tessuto di pazienti che non assumevano il farmaco, quelli ottenuti da pazienti che lo prendevano regolarmente hanno mostrato una minore diffusione del cancro ai linfonodi e una maggiore infiltrazione di cellule immunitarie nel tumore.
Nelle analisi sulle cellule tumorali di colon-retto in laboratorio, l’esposizione di tali cellule all’acido acetilsalicilico ha causato un aumento della proteina CD80, un modulatore della funzione immunitaria. Tale incremento sembra aver migliorato la capacità delle cellule di allertare altre cellule di difesa sulla presenza di proteine associate al tumore.
A sostegno di questa scoperta, i clinici hanno anche evidenziato che nei pazienti con cancro del colon-retto, chi assumeva acido acetilsalicilico aveva livelli di proteina CD80 più elevati nel tessuto rettale sano, suggerendo così che il farmaco inducesse un importante effetto biologico di sorveglianza immunitaria.
“I nostri dati – continua il dr. Scarpa – mostrano che il trattamento con acido acetilsalicilico può far aumentare l’espressione di CD80, migliorando la capacità delle cellule di cancro del colon-retto di presentare attivamente i propri antigeni tumorali ai linfociti T helper e citotossici. Questi ultimi sono le cellule delle nostre difese deputate, tra le altre cose, a eliminare le cellule cancerose, una volta riconosciuti i loro specifici antigeni. Va anche aggiunto che, nei pazienti con cancro del retto, sia la concentrazione di proteina CD80 nelle cellule epiteliali, sia il rapporto tra linfociti citotossici e linfociti T totali erano più alti tra coloro che assumevano acido acetilsalicilico. Ciò suggerisce che l’acido acetilsalicilico assunto a lungo termine eserciti un positivo effetto di sorveglianza immunitaria sia sulla mucosa normale che all’interno della massa tumorale”.
La nuova sfida è adesso quella di individuare le dosi ottimali di aspirina per ottenere la maggiore efficacia: “Se vogliamo sfruttare i suoi effetti contro il cancro del colon-retto, dovremmo pensare a come garantire che l’aspirina raggiunga il tratto colon-rettale in dosi adeguate per essere efficace”, conclude l’oncologo Marco Scarpa.
In conclusione, i risultati della ricerca mostrano che l’acido acetilsalicilico, oltre al suo classico meccanismo farmacologico che comporta l’inibizione dell’infiammazione come nel caso delle patologie cardiovascolari, può anche agire a favore della prevenzione e della cura del cancro del colon-retto.
Gli studi dell’Istituto Mario Negri sull’uso dell’aspirina come antitumorale gastrico
Le ricerche, coordinate dall’Unità di Epidemiologia dei Tumori dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, ha esaminato 87 studi osservazionali, pubblicati fino a marzo 2019, che hanno indagato la relazione tra aspirina e rischio di tumori del tratto digerente. Di questi, 45 riguardavano il tumore al colon-retto, per un totale di 156.000 casi.
“L’utilizzo regolare di aspirina, definito come l’assunzione di almeno una o due compresse a settimana – spiega la d.ssa Cristina Bosetti, direttore dell’Unità di Epidemiologia dei Tumori dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS -, è associato ad una riduzione significativa del rischio di sviluppare queste neoplasie, a eccezione di quelli della testa e collo. In particolare, l’utilizzo di aspirina è associato a una riduzione del rischio del 27% di tumore del colon-retto (45 studi), del 33% di tumore dell’esofago (13 studi), del 39% di tumore del cardias (10 studi), del 36% di tumore dello stomaco (14 studi) e del 38% di tumori epatobiliari (5 studi)”.
Per il tumore del colon-retto è stato analizzato, inoltre, l’effetto della dose e della durata.
Il rischio di tumore si riduce all’aumentare della dose: un dosaggio compreso tra i 75 e 100 mg al giorno è associato ad una riduzione del 10% rispetto a chi non utilizza aspirina; un dosaggio di 325 mg al giorno è associato ad una riduzione del 35% e un dosaggio di 500 mg al giorno è associato ad una riduzione del rischio del 50%.
“Le nostre osservazioni – conclude la d.ssa Cristina Bosetti – suggeriscono che dosi più elevate di aspirina siano associate ad una maggiore riduzione del rischio di tumore del colon-retto. Tuttavia, la scelta della dose deve prendere in considerazione il potenziale rischio di sanguinamento gastrointestinale, così come di altre emorragie, che aumenta per dosaggi elevati. L’assunzione di aspirina per la prevenzione del carcinoma del colon-retto o di altri tumori gastrointestinali deve comunque essere effettuata dopo aver consultato un medico, che terrà conto del rischio individuale”.
Articoli sull’aspirina con azione antitumorale:
https://www.oncolife.it/lavori-scientifici/laspirina-per-ridurre-il-rischio-di-cancro-al-fegato/
https://www.oncolife.it/novita-dalla-ricerca/tumori-aspirina-chemioterapia-un-alleanza-vincente/
Fonti:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38644692/
https://www.marionegri.it/magazine/aspirina-e-tumore-al-colon